Storia della Chiesa
La Parola di Saggezza


La Parola di Saggezza

DeA 89

Come molte altre rivelazioni degli inizi della storia della Chiesa, la sezione 89 — oggi nota come Parola di Saggezza — giunse in risposta a un problema. A Kirtland, molti uomini della Chiesa furono incaricati di predicare in diverse parti degli Stati Uniti. Essi dovevano gridare il pentimento al popolo e riunire gli eletti del Signore. Per preparare questi recenti convertiti alla loro importante opera, Joseph Smith diede inizio a una scuola di addestramento chiamata Scuola dei profeti, che aprì a Kirtland al secondo piano del negozio di Newel K. Whitney, nel gennaio 1833.1

Ogni mattina, dopo la colazione, gli uomini si riunivano nella scuola per essere istruiti da Joseph Smith. La stanza era molto piccola e più di venticinque anziani affollavano il poco spazio disponibile.2 La prima cosa che facevano, dopo essersi seduti, era “accendere una pipa e cominciare a parlare delle grandi cose del regno, continuando a fumare”, riferì Brigham Young. Le nuvole di fumo erano così dense che gli uomini riuscivano a malapena a vedere Joseph in mezzo alla foschia. Appena avevano finito di fumare la pipa, essi cominciavano a “masticare tabacco da un lato o magari da entrambi i lati della bocca, il quale tabacco poi finiva per ricoprire il pavimento”3. In questo ambiente sudicio, Joseph Smith cercava di insegnare agli uomini in che modo essi stessi e i loro convertiti potessero diventare santi, “senza macchia” e degni della presenza di Dio.4

Tabacco

Questa scena aveva luogo nel negozio di Whitney nel bel mezzo di una imponente trasformazione all’interno della cultura occidentale. Nel 1750, la pulizia e l’igiene personali erano pratiche infrequenti, casuali e perlopiù limitate ai ricchi e ai nobili. Dal 1900, lavarsi regolarmente era diventata un’abitudine per un’ampia parte della popolazione, in modo particolare per il ceto medio, il quale aveva adottato la raffinatezza come proprio ideale.5 Da pratica accettabile in pubblico tra la maggior parte della popolazione, sputare tabacco era diventata un’abitudine considerata sporca e indegna della buona società. Nel bel mezzo di questo cambiamento culturale, proprio nel momento in cui la gente comune cominciava a interessarsi alla propria igiene personale e salute fisica, la Parola di Saggezza giunse a illuminare il cammino.

La scena nella Scuola dei profeti sarebbe stata sufficiente a destare preoccupazione in qualsiasi persona che non facesse uso di tabacco, come Joseph Smith.6 La moglie di Joseph, Emma, gli espresse la propria preoccupazione in merito alle condizioni della stanza. Lui ed Emma vivevano nel negozio di Whitney e il compito di togliere gli sputi dal pavimento in legno ricadeva sulle sue spalle affaticate. Lei potrebbe benissimo essersi lamentata perché le veniva chiesto di svolgere questo compito ingrato, ma c’era anche una considerazione più pratica: “Non riusciva a dare al pavimento un aspetto decente”, ricordò Brigham Young7. Le macchie erano impossibili da togliere. Nel suo complesso, la situazione sembrava tutto fuorché ideale per coloro i quali erano stati chiamati da Dio, come questi anziani, particolarmente se si considera il fatto che la stanza con il pavimento sporco era la “stanza della traduzione” di Joseph, lo stesso luogo dove egli riceveva rivelazioni nel nome di Dio. Joseph iniziò a pregare il Signore per sapere cosa fare e il 27 febbraio, poco più di un mese dopo l’inizio della scuola, egli ricevette la rivelazione in seguito canonizzata come Dottrina e Alleanze 89. La risposta fu inequivocabile. “Il tabacco non è per il corpo né per il ventre, e non è buono per l’uomo”8 (vedere DeA 89:8).

Bevande forti

Il tabacco era soltanto una delle molte sostanze collegate alla salute fisica e all’igiene personale i cui meriti erano oggetto di acceso dibattito su entrambi i lati dell’Oceano Atlantico, al tempo in cui fu ricevuta la Parola di Saggezza. Le discussioni erano frequenti perché gli abusi di queste sostanze erano molto diffusi. Frances Trollope, la scrittrice inglese, riferì con sdegno nel 1832 che, in tutti i suoi viaggi recenti negli Stati Uniti, non aveva mai incontrato un uomo che non fosse “o un masticatore di tabacco, oppure un bevitore di whisky”9.

Il vizio del bere, come pure del masticare tabacco, aveva certamente raggiunto livelli eccessivi. Per secoli, quasi tutti gli americani avevano consumato grandi quantità di bevande alcoliche, in modo simile alle loro controparti europee. I Puritani chiamavano l’alcol la “Buona creatura di Dio”, una benedizione dal cielo da assumere con moderazione. L’alcol veniva consumato praticamente a ogni pasto, in parte a motivo dell’acqua non purificata e malsana disponibile all’epoca. La birra fatta in casa era tra le bevande preferite e, dopo il 1700, i coloni anglo‑americani bevevano succo di pesche fermentato, sidro di mele alcolico e rum importato dalle Indie Occidentali o distillato a partire dalla melassa prodotta in loco. Nel 1770, il consumo pro capite delle sole bevande alcoliche — per non parlare della birra e del sidro — raggiungeva i 14 litri all’anno.10

La Rivoluzione Americana peggiorò soltanto questa dipendenza dall’alcol. Dopo il blocco delle importazioni di melassa, gli americani cercarono di sostituire il rum con il whisky. I cerealicoltori nella parte occidentale della Pennsylvania e del Tennessee trovarono più conveniente produrre whisky che trasportare e vendere cereali deperibili. Di conseguenza, il numero di distillerie crebbe rapidamente dopo il 1780, alimentato dagli insediamenti nella zona di coltivazione dei cereali del Kentucky e dell’Ohio e dalle grandi distanze che li separavano dai mercati dell’Est. Per lo stupore degli osservatori come la Trollope, in tutta la nazione gli americani — uomini, donne e bambini — bevevano whisky tutto il giorno. Il consumo americano di superalcolici crebbe rapidamente, da nove litri e mezzo a persona nel 1790 fino a ventisei litri e mezzo nel 1830, la quantità più alta mai registrata nella storia americana e il triplo del livello di consumo odierno.11

Questo elevato consumo di alcol offendeva la sensibilità delle persone religiose. Già a partire dal 1784, sia i Quaccheri che i Metodisti consigliavano ai propri membri di astenersi da ogni superalcolico e di evitare di prendere parte alla sua vendita e produzione.12 Un movimento per la temperanza più aggressivo prese piede tra le chiese nei primi anni del diciannovesimo secolo. L’alcol fu considerato più una tentazione pericolosa e meno un dono di Dio. Nel 1812, le chiese Congregazionaliste e Presbiteriane nel Connecticut raccomandarono leggi molto restrittive riguardo alle licenze di vendita, al fine di limitare la distribuzione di alcol. Lyman Beecher, un dirigente di questo movimento di riforma, sostenne misure ancora più estreme, favorendo la completa astinenza dalle bevande alcoliche. L’idea divenne presto un obiettivo centrale dell’Associazione Americana per la Temperanza (ATS), organizzata a Boston nel 1826. Le persone erano incoraggiate a firmare un impegno alla temperanza non limitato soltanto a moderare la loro assunzione di alcol, bensì ad astenersene completamente. Di fianco al nome dei firmatari veniva scritta una lettera “T” maiuscola; da qui deriva il termine inglese “teetotaler” (astemio). Alla metà degli anni ’30 del diciannovesimo secolo, l’ATS aveva superato il milione di iscritti, molti dei quali astemi.13

Incoraggiate dall’ATS, migliaia di associazioni locali per la temperanza sorsero in tutto il territorio rurale degli Stati Uniti. Kirtland aveva la propria associazione per la temperanza, come pure molti piccoli paesi.14 Proprio perché il movimento di riforma legato al consumo di alcol era frequentemente oggetto di discussione e dibattito e chiunque aveva un opinione in proposito, i Santi dovevano avere un modo per giudicare chi avesse ragione. Oltre a respingere l’uso del tabacco, la Parola di Saggezza condannava con severità le bevande alcoliche: “Se qualcuno di voi beve vino o bevande forti, ecco, ciò non è bene né appropriato agli occhi del Padre vostro” (vedere DeA 89:5).15

Nondimeno, porre fine a pratiche profondamente radicate nella tradizione e nella cultura familiare richiedeva tempo, specialmente in quanto le bevande fermentate di ogni genere erano spesso utilizzate a scopi medici. Il termine “bevande forti” includeva certamente i superalcolici come il whisky, in seguito generalmente evitato dai Santi degli Ultimi Giorni. Essi assunsero un approccio più moderato verso le bevande alcoliche più leggere come la birra e il “vino puro dell’uva della vite, fatto da voi stessi” (vedere DeA 89:6). Per le due generazioni successive, i dirigenti Santi degli Ultimi Giorni insegnarono la Parola di Saggezza come un comandamento di Dio, ma tollerarono diversi punti di vista relativi a quanto rigidamente il comandamento dovesse essere osservato. Questo periodo d’incubazione diede ai Santi il tempo di sviluppare la propria tradizione di astinenza da sostanze che provocano dipendenza. All’inizio del XX secolo, essendo più facilmente disponibili i farmaci prodotti in modo scientifico e poiché la frequenza al tempio era divenuta un aspetto più regolare del culto dei Santi degli Ultimi Giorni, la Chiesa era pronta ad accogliere una norma di osservanza più rigorosa che avrebbe eliminato i problemi come l’alcolismo fra i membri obbedienti. Nel 1921, il Signore ispirò il presidente della Chiesa Heber J. Grant affinché invitasse tutti i Santi a osservare alla lettera la Parola di Saggezza, astenendosi completamente da tutte le bevande alcoliche, dal caffè, dal tè e dal tabacco. Oggi, i membri della Chiesa sono tenuti a osservare questa norma più elevata.16

Bevande calde

I riformatori dei movimenti americani per la temperanza conseguirono un successo non di poco conto negli anni ’30 del diciannovesimo secolo, individuando nel caffè un sostituto dell’alcol. Nel diciottesimo secolo, il caffè era considerato un bene di lusso e si preferiva di gran lunga il tè di produzione britannica. Dopo la Rivoluzione, bere tè venne considerata sempre più un’abitudine poco patriottica e cadde generalmente in disgrazia. Le porte erano aperte per l’affermazione di una sostanza stimolante rivale. Nel 1830, i riformatori persuasero il Congresso degli Stati Uniti affinché rimuovesse i dazi d’importazione sul caffè. La strategia funzionò. Il caffè scese a 10 centesimi per libbra, rendendo uguali il prezzo di un bicchiere di caffè e di uno di whisky, segnando così il declino di quest’ultimo. Già nel 1833, il caffè era entrato “ampiamente a far parte del consumo giornaliero di quasi tutte le famiglie, ricche e povere”. Il Baltimore American lo incluse “tra le necessità della vita”17. Sebbene per la metà degli anni ’30 dell’Ottocento il caffè godesse di ampia approvazione — anche all’interno della comunità medica — alcuni riformatori radicali come Sylvester Graham e William A. Alcott predicavano contro l’uso di qualsiasi sostanza stimolante, caffè e tè inclusi.18

La Parola di Saggezza respinse l’idea di un sostituto dell’alcol. Le “bevande calde” — che i Santi degli Ultimi Giorni intendevano come caffè e tè19 — “non sono per il corpo, ossia per il ventre”, spiegava la rivelazione (vedere DeA 89:9).20 Invece, la rivelazione incoraggiava il consumo di alimenti di base, del genere che aveva sostenuto la vita per millenni. La rivelazione elogiava “tutte le erbe salutari”. “Tutti i cereali sono destinati all’uso dell’uomo e degli animali, per esserne il sostegno della vita […] come pure il frutto della vite; tutto ciò che produce frutto, sia nella terra che sopra la terra”. In linea con una precedente rivelazione a favore del consumo di carne, la Parola di Saggezza ricordava ai Santi che la carne delle bestie e degli uccelli era data “all’uso dell’uomo, con gratitudine”, ma aggiungeva l’avvertimento a “usa[rl]a con parsimonia” e a non eccedere (vedere DeA 89:10–12).21

“Io spanderò il mio spirito sopra ogni carne”

I Santi degli Ultimi Giorni che vengono a conoscenza dei movimenti americani di riforma della salute degli anni ’20 e ’30 dell’Ottocento rimangono perplessi, la prima volta che ne sentono parlare. In che modo si ricollegano questi movimenti alla Parola di Saggezza? Joseph Smith si limitò semplicemente ad attingere idee già esistenti nel suo ambiente e a presentarle come rivelazione?

Tali dubbi sono ingiustificati. Faremmo bene a ricordare che molti dei primi Santi degli Ultimi Giorni che presero parte ai movimenti per la temperanza consideravano la Parola di Saggezza un consiglio ispirato, “adattata alla capacità dei deboli e dei più deboli di tutti i santi, che sono o possono essere chiamati santi”.22 Inoltre, la rivelazione non trova alcun omologo nella letteratura del tempo. I riformatori a favore della temperanza provavano spesso a spaventare i loro ascoltatori collegando il consumo di alcol a una serie di terribili malattie o mali sociali.23 La Parola di Saggezza non offrì simili motivazioni. La rivelazione afferma semplicemente che le bevande forti “non [sono] bene”. Allo stesso modo, vengono fornite spiegazioni molto concise riguardo alle ingiunzioni contro il tabacco e le bevande calde.24 La rivelazione può essere considerata più come un arbitro che come un partecipante al dibattito culturale.

Invece di discutere partendo da una posizione di paura indotta, la Parola di Saggezza si esprime a partire da una posizione di sicurezza e fiducia. La rivelazione invita gli ascoltatori a confidare in un Dio che ha il potere di offrire grandi ricompense, sia spirituali che fisiche, in cambio dell’obbedienza al comandamento divino. Coloro che osservano la Parola di Saggezza, come afferma la rivelazione, “riceveranno salute nell’ombelico e midollo nelle ossa. E troveranno saggezza e grandi tesori di conoscenza, sì, dei tesori nascosti”25. Questi versetti collegano corpo e spirito, innalzando la cura per il corpo al livello di un principio religioso.26

Alla fine, c’è da aspettarsi di trovare qualche sovrapposizione tra la Parola di Saggezza e il movimento di riforma della salute del diciannovesimo secolo. Questo fu un periodo di “rifrigerio” (Atti 3:20), un’epoca storica in cui la luce e la conoscenza erano riversate dal cielo. La notte in cui Joseph Smith ricevette per la prima volta la visita dell’angelo Moroni, nell’autunno 1823, l’angelo citò un passo del libro di Gioele e disse che stava per adempiersi: “Io spanderò il mio spirito sopra ogni carne”, recitava il versetto (Gioele 2:28; corsivo dell’autore). Nella misura in cui la riforma a favore della temperanza rese le persone meno dipendenti da sostanze che creano assuefazione, favorendo l’umiltà e la rettitudine, tale movimento fu certamente ispirato da Dio. “Ciò che è da Dio invita e incita continuamente a fare il bene”, afferma Il Libro di Mormon (Moroni 7:13)27. Anziché preoccuparsi delle sovrapposizioni culturali, i Santi degli Ultimi Giorni possono contemplare con gioia il modo in cui lo spirito di Dio ha toccato così tante persone, così profondamente e con così grande forza.

Poco dopo aver ricevuto la Parola di Saggezza, Joseph Smith apparve dinanzi agli anziani della Scuola dei profeti e lesse loro la rivelazione. Non vi fu bisogno di spiegare ai fratelli il significato di quelle parole. Essi “gettarono immediatamente le loro pipe nel fuoco”, raccontò uno dei partecipanti alla scuola.28 Da quel momento, la natura ispirata della Parola di Saggezza è stata verificata ripetutamente nella vita dei Santi; il suo potere e la sua divinità si sono riversati su di loro nel corso degli anni. In qualche modo, il movimento americano di riforma della salute è scomparso dalla vista. La Parola di Saggezza resta a illuminarci il cammino.

  1. Milton V. Backman, “School of the Prophets and School of the Elders”, in Joseph: Exploring the Life and Ministry of the Prophet, a cura di Susan Easton Black e Andrew C. Skinner (Salt Lake City: Deseret Book, 2005), 165–175.

  2. Orson Hyde fu l’insegnante principale durante quel primo periodo di lezioni, ma sembra che Joseph Smith fosse presente regolarmente. Steven R. Sorensen, “School of the Prophets”, Encyclopedia of Mormonism, 4 voll., a cura di Daniel H. Ludlow (New York: Macmillan, 1992), 3:1269; Lyndon W. Cook, The Revelations of the Prophet Joseph Smith: A Historical and Biographical Commentary of the Doctrine and Covenants (Salt Lake City: Deseret Book, 1985), 191.

  3. Brigham Young, discorsi tenuti il 2 dicembre 1867 e l’8 febbraio 1868, Documenti di George D. Watt, stenografie trascritte da LaJean Purcell Carruth, Biblioteca di storia della Chiesa. Il primo sermone non è stato pubblicato. Per una versione pubblicata del secondo sermone, vedere Brigham Young, in Journal of Discourses, 26 voll. (Liverpool: F. D. Richards, 1855–1886), 12:157–158.

  4. Rivelazione, 2 gennaio 1831josephsmithpapers.org Vedere DeA 38:31.

  5. Il processo di “civilizzazione” era andato avanti per secoli, ma ebbe un’accelerazione a tutti i livelli della struttura sociale nel corso del diciannovesimo secolo. Norbert Elias, The History of Manners, traduzione inglese di Edmunds Jephcott (New York, 1978); Georges Vigarello, Concepts of Cleanliness: Changing Attitudes in France since the Middle Ages, traduzione inglese di Jean Birrell (Cambridge and Paris: Cambridge University Press and Editiions de la Maison des Sciences de l’Homme, 1988); Richard L. Bushman e Claudia L. Bushman, “The Early History of Cleanliness in America”, Journal of American History 74 (marzo 1988): 1213–1238; Richard L. Bushman, The Refinement of America: Persons, Houses, Cities (New York: Knopf, 1992); Dana C. Elder, “A Rhetoric of Etiquette for the ‘True Man’ of the Gilded Age”,Rhetoric Review 21, n. 2 (2002): 155, 159.

  6. Sul fatto che Joseph Smith non facesse uso di tabacco, vedere Brigham Young, discorso tenuto l’8 febbraio 1868.

  7. Brigham Young, discorso tenuto l’8 febbraio 1868, Documenti di George D. Watt, trascritti da LaJean Purcell Carruth, Biblioteca di storia della Chiesa. La versione pubblicata cambia le parole per rispecchiare un lamento, più che costernazione: “le lamentele di sua moglie per il fatto di dover pulire un pavimento così sudicio”. Brigham Young, in Journal of Discourses, 12:158.

  8. Rivelazione, 27 febbraio 1833, josephsmithpapers.org.

  9. Frances Trollope, Domestic Manners of the Americans, 2 voll. (Boston, 1832), 1:101. Nel 1800, il tabacco era noto come cura per un lungo elenco di disturbi: dolori addominali, morsi di serpente, scorbuto, emorroidi, “pazzia” e dozzine di altri malanni. Tuttavia, la diffusione di modi di fare raffinati tra il ceto medio nei primi decenni del diciannovesimo secolo portò a una nuova serie di critiche tra l’opinione pubblica. Il tabacco divenne noto come “l’erbaccia immonda” e parole come “disgustoso” e “fastidioso” divennero sempre più associate ad esso. Lester Bush Jr., “The Word of Wisdom in Nineteenth-Century Perspective”, Dialogue 14 (Autunno 1981): 56; “For the Evening Post”, New York Evening Post, 27 giugno 1829, [2].

  10. W. J. Rorabaugh, The Alcoholic Republic: An American Tradition (New York: Oxford University Press, 1979), 25–57; W. J. Rorabaugh, “Alcohol in America”, OAH Magazine of History 6 (Autunno 1991): 17–19; Peter C. Mancall, “‘The Art of Getting Drunk’ in Colonial Massachusetts”, Reviews in American History 24 (Settembre 1996): 383.

  11. Gordon Wood, Empire of Liberty: A History of the Early Republic, 1789–1815 (New York: Oxford University Press, 2009), 339; Joseph F. Kett, “Temperance and Intemperance as Historical Problems”, Journal of American History 67 (Marzo 1981): 881; Rorabaugh, “Alcohol in America”, 17.

  12. Mark Edward Lender e James Kirby Martin, Drinking in America: A History, Edizione ampliata e riveduta (New York: Free Press, 1987), 35.

  13. Ian R. Tyrrell, Sobering Up: From Temperance to Prohibition in Antebellum America, 1800–1860 (Westport, Conn.:Greenwood Press, 1979); James R. Rohrer, “The Origins of the Temperance Movement: A Reinterpretation”, Journal of American Studies 24 (Agosto 1990): 230–231; Lyman Beecher, Six Sermons on the Nature, Occasions, Signs, Evils, and Remedy of Intemperance (1825; New York: American Tract Society, 1827), 194; Daniel Walker Howe, What Hath God Wrought: The Transformation of America, 1815–1848 (New York: Oxford University Press, 2007), 167–168. L’Associazione Americana per la Temperanza adottò un impegno formale di astinenza da tutte le bevande alcoliche nel 1831. Robert H. Abzug, Cosmos Crumbling: American Reform and Religious Imagination (New York: Oxford University Press, 1994), 98.

  14. Christopher G. Crary, Pioneer and personal Reminiscences (Marshalltown, Iowa: Marshall Printing, 1893), 25. Sono in debito verso Andy Hedges per aver portato questa fonte alla mia attenzione.

  15. Rivelazione, 27 febbraio 1833, josephsmithpapers.org. Il termine “bevande forti” è un’espressione biblica normalmente applicata al vino, ma i riformatori del movimento per la temperanza vi attribuivano spesso una definizione più estesa che includeva i superalcolici. Addison Parker, Address Delivered before the Southbridge Temperance Society, on the Evening of Dec. 1, 1830 (Southbridge: Josiah Snow, 1830), 7–8; Fifth Report of the American Temperance Society, Presented at the Meeting in Boston, May, 1832 (Boston: Aaron Russell, 1832), 47, 95, 112.

  16. La moderazione, piuttosto che l’astinenza, fu applicata a quasi tutte le proibizioni della Parola di Saggezza fino agli inizi del ventesimo secolo. In merito all’irrigidimento dell’osservanza della Parola di Saggezza, vedere, Thomas G. Alexander, Mormonism in Transition: A History of the Latter-day Saints, 1890–1930 (Urbana: University of Illinois Press, 1986), 258–272; Paul H. Peterson e Ronald W. Walker, “Brigham Young’s Word of Wisdom Legacy”, BYU Studies 42, nn. 3–4 (2003): 29–64.

  17. Rorabaugh, Alcoholic Republic, 99–100.

  18. Bush, “The Word of Wisdom in Nineteenth-Century Perspective”, 52.

  19. Paul H. Peterson, “An Historical Analysis of the Word of Wisdom” (tesi di specializzazione, Brigham Young University, 1972), 32–33; “The Word of Wisdom”, Times and Seasons 3 (1 giugno 1842): 800.

  20. Rivelazione, 27 febbraio 1833, josephsmithpapers.org; “City Marshall’s Department”, City Gazette and Commercial [Charleston, S.C.], 18 aprile 1823, [3]; “Gaming”, Berks and Schuylkill Journal [Reading, Penn.], 8 gennaio 1825, [3].

  21. Rivelazione, 7 maggio 1831, josephsmithpapers.org; rivelazione, 27 febbraio 1833, josephsmithpapers.org.

  22. Rivelazione, 27 febbraio 1833, josephsmithpapers.org.

  23. Secondo un esperto, l’alcol “stordisce i loro sentimenti, offusca la loro sensibilità morale, indebolisce la digestione e, alla fine, causa la dispepsia, dinanzi alla quale difficilmente si trova una malattia peggiore che colpisca il genere umano”. “On Drunkenness”, Connecticut Herald, 21 febbraio 1826, [1]. Per altre spiegazioni simili, vedere “Twenty Dollars Reward”, Daily National Intelligencer, 23 settembre 1823, [4]; “Rev. Isaac McCoy”, New-Hampshire Repository 6 (3 maggio 1824): 70; “From the Times and Advertiser”, Times and Hartford Advertiser, 3 gennaio 1826, [4].

  24. Questo non significa che tutte le proposte sanitarie dell’epoca si basassero su argomentazioni elaborate. Vedere, ad esempio, le asserzioni di Samuel Underhill in Mark Lyman Staker, Hearken, O Ye People: The Historical Setting for Joseph Smith’s Ohio Revelations (Salt Lake City: Greg Kofford Books, 2009), 110. Per altri modi in cui la Parola di Saggezza può essersi differenziata dalle opinioni diffuse, vedere Steven C. Harper, Making Sense of the Doctrine & Covenants: A Guided Tour through Modern Revelations (Salt Lake City: Deseret Book, 2008), 332–333. Durante il ventesimo secolo, alcuni Santi degli Ultimi Giorni hanno cercato di isolare le componenti chimiche illecite contenute nelle sostanze proibite nella Parola di Saggezza, ma una tale analisi non è mai stata accettata come dottrina della Chiesa e va ben oltre le spiegazioni della rivelazione stessa. John A. Widtsoe e Leah D. Widtsoe, The Word of Wisdom: A Modern Interpretation (Salt Lake City: Deseret Book, 1937).

  25. Rivelazione, 27 febbraio 1833, josephsmithpapers.org.

  26. Harper, Making Sense of the Doctrine & Covenants, 328.

  27. Moroni 7:13. Nel 1840, il consumo pro‑capite in America era sceso a circa 11,5 litri e mezzo, il crollo decennale più vertiginoso nella storia americana. Lender e Martin, Drinking in America, 71–72; Tyrrell, Sobering Up, 225–251.

  28. Reminiscenza di Zebedee Coltrin, Verbali, Scuola dei profeti di Salt Lake, 3 ottobre 1883, Biblioteca di storia della Chiesa.